giovedì 21 aprile 2011

Paese che vai...

Recentemente mi sono trasferita; nuova casa, nuovo quartiere, un diverso campo d'azione che porta a cambiare le proprie abitudini.
E così, come quando si intraprende un lungo viaggio, da soli, lontano lontano nel mondo,si presenta l'opportunità di reinventarsi, misurarsi, osare oltre i confini della routine.
Pur avendo sempre vissuto nella stessa città sono risultata immediatamente un elemento estraneo spiccando come un pianoforte in una sauna; osservata, indagata, molto chiacchierata.
Essendo campionessa mondiale del "farmi i cazzi miei" a lungo non mi son presa la briga di chiarire che il 50enne c'ù mellone che vive con me non è il mio uomo o che il fatto di essere sparita per più di un mese coincidesse con un viaggio in Thailandia e non con un ricovero a seguito di percosse come ipotizzato dal brulicante vociare dei miei nuovi anziani, annoiati, pettegoli vicini.
Poi, come ti sorprende una merda d'uccello che ti centra una spalla mentre aspetti alla fermata del bus, così un bel giorno sono comparsa al bar dei vecchietti in fondo alla strada chiedendo di poter giocare a carte con loro.
E' stato un colpo, un vero colpo.
Ho 27 anni, sono abbastanza carina da non far dubitare la mia appartenenza al genere femminile e non ho l'abitudine di ruttare in pubblico, mentre il locale, pur essendo molto popoloso, non vanta una sola frequentatrice donna,nemmeno di natura dubbia.
La reazione è stata il corrispettivo in stupore del caso in cui il suddetto pianoforte da sauna avesse cominciato ad abbaiare cimentandosi in un numerino di tip tap.
Da allora è passato qualche mese; vado a giocare a carte almeno un paio di volte a settimana, imparo i trucchi del maraffone, a contare il mazzo durante la briscola, la posizione in classifica del Napoli e un'elenco di imprecazioni, insulti e bestemmie in dialetto da far impallidire anche il più sboccato scaricatore di porto!
Dal canto mio in cambio illustro loro il concetto di emancipazione femminile, le inimmaginabili ragioni per cui non è considerata cosa buona e giusta tradire la propria moglie e i mille incredibili vantaggi derivanti da un'accurata igiene personale!

venerdì 1 aprile 2011

La bimba che si è persa

La bimba Marina si è persa.
Un istante prima era ancora lì; si guardava intorno serena e fiduciosa; gli occhi le brillavano mentre ascoltava le chiacchiere dei grandi,quei lunghi discorsi che parlavano di lei,di quanto era bella e buona e mangiava tutta la merenda.
Poi successe qualcosa,nessuno ha mai capito che cosa.
Forse i pianeti si allinearono davanti al sole e sulla sua fronte cadde un'ombra fredda e buia; forse la voce di uno dei grandi si spezzò e ne uscì una nota falsa,sforzata,insincera; forse gli occhi della bimba incontrarono altri occhi che si ritrassero imbarazzati.
Lei comunque scomparve.
Al posto suo c'è un'altra che le somiglia,ma si tratta di una copia,che può ingannare solo chi non la conosceva: gli occhi non le brillano,non mostrano alcuna fiducia.
Quest'altra Marina sa guardare tutti senza imbarazzo,sa preparare loro la merenda,sa vivere all'ombra e al freddo; ma è come se aspettasse la sera,come se tutto la lasciasse indifferente,come se ci fossero solo delle cose da fare,delle cose che vanno fatte,e nessun altro le farebbe,e occorre sbrigarsi a farle,per poter finalmente andare a dormire.
Da allora in molti hanno avuto l'impressione di vedere ancora la bimba Marina.
Ci sono giornate in cui l'aria è tiepida e profumata; ci sono momenti in cui qualcuno si lascia andare,dimentica la sua paura e racconta una storia dolce,per il puro piacere di farlo; ci sono suoni melodiosi che talvolta emergono sai solchi di un disco,parole piene di sentimento che si formano su una pagina; e molti hanno detto che quando capita una di queste fortunate circostanze,per un attimo,la bimba Marina torna al suo posto e gli occhi le brillano ancora e vuole ancora essere lei a mangiare la merenda,vuole anzi che qualcuno gliela prepari,che le imburri il pane e glielo porga,con gesto gentile.
Ma si tratta di un attimo,appunto; basta un lieve tremito nella mano che si tende verso di lei,un'impercettibile esitazione nella voce di chi racconta la storia,uno zefiro appena più pronunciato,un piccolo barlume d'inverno,e la bimba scompare.
Là dove si è persa non c'è niente e nessuno,ma anche niente e nessuno che possa fare del male.


"La filosofia in 52 favole"
Ermanno Bencivenga