domenica 7 aprile 2013

Gramellini sostiene che l'amore non è possesso,non è un lucchetto:sproloquio banale e redditizio.

E quelli che il lucchetto lo vogliono a qualunque prezzo?
Bene,parliamo di uomini.
Ok,chiunque sia dotato di un pene ora è pregato di andare a trastullarcisi in bagno con un catalogo di biancheria intima,che le signore hanno da fare.
Dico sul serio Ciccio Formaggio:briciole,briciole nel letto per l'eternità altrimenti!
Ora,perchè non prendere per un attimo in analisi quegli uomini che hanno talmente bisogno del lucchetto da essersi nascosti le cesoie nel buco del culo?
Luogo sicuro,per carità,ma qualche effetto collaterale lo dà.
Infatti li riconosci subito dall'occhio lucido,sempre sul punto di tracimare,l'aria da Quasimodo e la stessa joie de vivre di chi sta per essere sottoposto ad un intervento di varicocele.
Due maroni micidiali!
Questi non sono uomini,sono gatti d'appartamento.
Perfettamente addomesticati e consci del fatto che in natura non sopravviverebbero più di qualche giorno,finiscono col legarsi a donne che paion loro zie,con la stessa ilare imprevedibilità di quei topini a carica che fanno Tlak Tlak saltando a piè pari,per costituire il "Duo Mestizia" che farà perdere qualunque fiducia nel genere umano a chi li frequenta.
Ma non scoraggiamoci:ad eccezion loro solo i batteri saprofiti e certe piante parassitarie infestano il mondo in questo modo.
Ogni riferimento a fatti o persone realmente esistite è puramente casuale,chiunque vi si riconoscesse può serenamente andarsene a 'fanculo.

lunedì 11 marzo 2013

Ultima pagina del diario di bordo,Lima:


Viaggiare soli e' come andare in bicicletta:ricordi di esserne capace,alla partenza bisogna vincere alcune paure ma col tempo ci si abitua e si ha l'impressione di viaggiare da sempre,di continuare a farlo per sempre.
Preparare lo zaino,cercare stazioni,salire su mezzi,orientarsi,adattarsi,mercanteggiare,stupirsi,ricominciare.
Un mese e' un tempo giusto.
Capisci come funzionano le cose,raggiungi un apice di esaltazione e per quando e' ora sei pronto a tornare a casa.
Ho molto da riabbracciare.
Trabocco gratitudine:per aver avuto ancora una volta l'opportunita' di vedere un pezzo di mondo cosi' lontano,per avere tanto a cui fare ritorno,per aver dimostrato a me stessa di sapermici traghettare attraverso,che talvolta capita di dubitarne,e per la nitidezza con cui poi i miei occhi sanno vedere in una diversa prospettiva.
Viaggiare uccide la miopia.
Dilata i tempi,le percezioni,la consapevolezza di se e di cio' che ci circonda.
Una mitica nave scuola,cosi' come lo e' la vita in generale ma in questo modo disponi di ripetizioni private,un corso accellerato,nel caso fin li' ti fosse sfuggito qualcosa.
E mi sento promossa perche' la mia vita,anche da qui',e' qualcosa a cui anelo fare ritorno e questo mi basta per sentirmi felice.
Porto con me orde di ricordi e di esperienze,di lezioni imparate.
Ho stampate negli occhi immagini incredibili e sulla pelle le tracce di un sole primitivo.
Trascino uno zaino intriso di odori esotici come le valigie che il mio nonno spalancava di ritorno dalle sue scorribande indiane offrendomi il suo forziere di tesori e stranezze,uno dei miei ricordi d'infanzia piu' belli.
Percio' viaggiamo amici,quianto piu' possibile,perche' non credo ci sia modo piu' dolce di riscoprire noi stessi.
Suerte.

venerdì 8 marzo 2013

Diario di bordo:Santa Cruz


Ho cominciato la muta.
Non e' che una puo' mettersi in costume su un lago a 4000 mt all'ora di pranzo e sperare di poterlo raccontare.
Scammellare lo zaino provoca un tedioso fastidio e la squamatura a forma di H che mi costringera' a lanciare il leopardato come moda per l'estate 2013.
In queste condizioni e con l'ormai collaudato aspetto da profuga mi presento alla reception del Jodanga Backpackers Hostal.
Ho deciso di trattarmi bene per questi ultimi giorni e la mia guida parla di un'invitante piscina in un ambiente conviviale e pulito.
Dopo essere stata truffata dall'ennesimo taxista mi ritrovo in una periferia poco affascinante,la piscina promessa e' una vasca da bagno incastonata in un cortile quasi privo di sole e per 90 Bs mi ritrovo in cima ad un letto a castello,in un dormitorio.
E' piu' del doppio di quanto abbia pagato fin'ora per stanze singole ma siamo lontanissimi dal centro (fuori dal primo anello:fate conto a Roma,fuori dal grande raccordo anulare!) e sono distrutta.
All'arrivo mi viene consegnato un foglio in A4 con i comandamenti dell'ostello (in inglese,questo avrebbe dovuto insospettirmi):un miliardo di regole che vanno dal divieto di fumo,al divieto di introdurre alcolici,all'obbligo del silenzio in certi orari.
Questi qua sono peggio delle suore,penso.
Invece il trucco c'e' ed e' il bar dell'ostello:alla spicciolata escono dai dormitori giovinastri poco piu' che adolescenti che per cifre irragionevoli cominciano a scolarsi caipiriña servita in coppette da gelato,mentre spaciugano ognuno al proprio palmare-pc-cellulare.
Mi viene in mente la battuta di un celebre film..."Vedo la gente morta..."
In un angolo un ragazzo suona la chitarra,mi avvicino speranzosa giusto per scoprire che e' un seguace dell'heavy metal e me la squaglio quando mi sottopone orgoglioso il suo gruppo di rutti e casino all'mp3.
Tra inglesi,svedesi,norvegesi e tedeschi fanno eccezione un iraniano e un argentino che parlano in spagnolo,ma la lingua ufficiale qui e' l'inglese ed io perdo la capacita' di formulare una frase utilizzando un solo idioma.
Tentando di svegliarli dal loro torpore tecnologico li sfido a biliardo ma il livello alcolico e' gia' talmente alto che quando vinco la quarta partita mi scoccio ed esco.
Mi imbatto in un centro fisioterapico:per un massaggio pago meno che per Nelson e mi si presenta un donnone giunonico dal tocco di farfalla.
I miei linfonodi inguinali non sono degnati della benche' minima attenzione.
Nemmeno le mie orecchie pero'...
La mattina dopo fuggo da questo Villaggio Turistico Alpitour prima di rischiare di imbattermi nel pulcino Pio e,ancora indignata contro la categoria dei taxisti,mi carico lo zaino e,un po' coi mezzi un po' a piedi,attraverso la citta'.
Mi chiedono cifre folli fino a quando rinuncio ad ogni velleita' da hotel comodo e riparo all'ostello della mia prima notte in Bolivia.
Il proprietario si ricorda di me(ero quella verde che sopraffatta dal jet lag alle 4 del mattino fumava in cortile partecipando all'accoglienza degli arrivi notturni) e mi saluta per nome.
Ciara,come per tutti i boliviani,ma mi sento finalmente a casa.
Per 40 Bs ho una stanza tutta per me,un letto da corsia d'ospedale,la stessa doccia con l'acqua fredda dove inutilmente ho sacrificato strati di pelle alla goliardia del carnevale e che mi fa capire che e' quasi finita.
Come nel monopoli:dopo la notte in prigione sono tornata al "Via".

giovedì 7 marzo 2013

Diario di bordo:Sucre


Ad un primo impatto questa citta' mi esalta:palazzi bianchissimi,ampi viali,piazze alberate in cui prendere il fresco tra fontane e bambini che inseguono i piccioni sotto lo sguardo intenerito di mamme e nonne;un ostello spartano il giusto che si affaccia proprio sul mercato centrale.
Ma gia' dopo un paio di giorni parte la jattura.
Il mio ballerino colombiano non riesce a raggiungermi,Nelson e' intasato da un codazzo chiolometrico di svedesi d'alto fusto(Ahhh,il passaparola...maledetta sia la mia boccaccia!) e sono disturbata in una delle mie attivita' predilette,cioe' appollaiarmi su una panchina a guardare la gente che passa,dalle decine di migliaia di coppiette che la condividono con me tubando picci picci.
In Bolivia non puoi non avere un fidanzato,credo sia contro la legge.
Addirittura nella cultura Quechua se per i 25 anni non ti sei sposato e non hai cominciato a sfornare figli,ti tolgono l'acqua e la possibilita' di coltivare la terra comune.
In Italia,tra single convinti,vigliacchi e saltafosso,sarebbe un'ecatombe.
Immaginate che allegria ritrovarsi quotidianamente a fare da lampione ai personaggi di "Curiosando nei giardini del cuore"...
Risatina,schertzettino,bacino,manina,cioccolatino,cuoricino,orsettino di pezzina(perche' qua tutto,ma proprio tutto,viene chiamato col diminutivo del diminutivo:non capisco come il diabete non li stermini tutti...).
'Somma,un fastidio!
E' che lo sai quando viaggi da sola che ci sono i momenti cosi';si tratta di isolarli,corcoscriverli come le chiazze di petrolio in mare quando ci sono i disastri naturali.
Di solito ti salvi facendo cose o conoscendo persone.
Oppure cambiando location:quelle 12-14 ore di viaggio,su pittoreschi mezzi pubblici,hanno l'effetto di pulirti dentro e quando arrivi ricominci da zero.
Oggi pero' in mio soccorsa e' arrivata a salvarmi una scena apparentemente banale.
In un baretto dove ieri mi sono fermata a prendere torta e caffe' e a scrivere la storia di Nelson,oggi c'era una ragazza,credo tedesca,che beveva caffe' e scriveva su un taccuino.
Tutta computa usava un righello per andare dritto in un quadernetto fitto fitto di parole.
Una doccia fredda.
Mi sono vista dal di fuori.
Tolto il righello naturalmente.
Mi sono fatta una sonora risata,proprio sguaiatamente.
La tedesca mi ha rivolto uno sguardo interdetto ma io ero gia' fuori,a camminare tra la gente e il rumore,di nuovo curiosa di cio' che avrei trovato all'isolato successivo.

mercoledì 6 marzo 2013

Diario di bordo:Sucre

Quesito:
E' giusto mantenere una buona abitudine settimanale anche all'estero?

Sviluppo della tesi:
Dopo settimane di zaino in spalla e assi di legno per materassi ripenso con una certa nostalgia ai massaggi del sabato pomeriggio con l'amichetta mia e,in virtu' della gia' citata vena edonistica,mi metto in caccia.
Seguendo un cartello mi addentro in un cortile dove due signorine che mi accolgonosorridenti mi danno appuntamento per le 17.
Al mio arrivo scopro pero' che si tratta di un massaggiatore.
Vabbe',non saremo mica sessisti?
Si tratta chiaramente di un professionista:ambiente pulito,incensi,luci soffuse,bonsai e il tipico cd rilassante coi cembali new age.
Nelson mi accoglie con calore,mi mostra dove spogliarmi e acconsente alla mia richiesta di tenere le mutande.
Mi piazza sotto una luce rossa di quelle per far schiudere le uova,mi copre con un lenzuolo e comincia con della chiropratica,costringendomi a posizioni alquanto innaturali:seguire le sue istruzioni a comando vocale sarebbe stato arduo anche se avesse parlato l'italiano pertanto mi rotola come una foca spiaggiata,dopo di che mi scopre pezzo per pezzo e comincia il massaggio vero e proprio.
Tra graffi,lividi e ustioni ci sarebbero punti in cui usare cautela ma accecato dal rosso della lampada a mo' di toro non ci bada e mi impasta come pane.
A tratti mi fa un male cane!
Rimpiango la mia massaggiatrice di fiducia che,sapendo notare in me anche la minima variazione,ormai e' anche la mia dermatologa e mi gioco la carta dell'ingenua:sono abituata con una donna...e' la prima volta con un uomo...(non e' vero ma tra un po' gli rimangono le viti di titanio in mano!).
Nelson,sempre sorridente e di un ottimismo irritante,si augura che per me sara' comunque una bella esperienza e ci da' giu' ancora piu' energicamente.
I cembali si fanno incalzanti.
Il lettino cigola,lui ansima per lo sforzo:nessuno sentendo da fuori penserebbe a qualcosa di legale.
Quando mi chiede come mi piace,se forte o suave,scoppio a ridere.
Uomini...
Si fa piu' audace.
Mi massaggia le ovaie,la vescica...
Le mie nozioni di anatomia mi riportano alla presenza di linfonodi nella zona inguinale ma non vedo ragione di insistere cosi'!
Gli do' un'occhiata...bel viso,muscoloso,mani grandi...sicuramente mi sono concessa ad individui piu' improbabili...ripenso a certi roiti di quel periodo infame che chiamiamo adolescenza,che per certo mi maneggiavano con minor dimestichezza,e stabilisco di intervenire con esaurienti spiegazioni solo nel caso in cui si cimentasse nella ricerca della prostata.
E siccome e' un professionista non manca di procedere alla mia mensile palpazione del seno.
Niente noduli,ne siamo entrambi sollevati.
Non un solo cm del mio corpo viene tralasciato:ma vi hanno mai massaggiato le orecchie?E i capelli?
Chiaramente quest'uomo non sa con chi ha a che fare.
Mi rilasso come il pene di un impotente.
Non saprei a chi dei due sia piaciuto di piu' ma quando usciamo di li' siamo entrambi stravolti.
Sono le 19:30.
Sono entrata alle 17.
Ho pagato per un'ora.
Tempi boliviani?Forse,ma ovviamente gli chiedo di sposarmi,un po' perche' il costume locale la considera una roba da prendere con una certa leggerezza e un po' per abitudine:sono anni che lo chiedo alla mia massaggiatrice e malgrado sia una donna sono sempre stata convinta che prima o poi sarei riuscita a sedurla.
Ho il presentimento che con Nelson dovrei pazientare meno.

Risposta al quesito:
Si',io domani ci torno!

lunedì 4 marzo 2013

Diario di bordo:Potosì


Graziosa citta' coloniale abbarbicata su una ripida montagna,le cui periferie le colano lungo i fianchi,che deve la sua ricchezza e la principale attrattiva per i turisti alle sue miniere.
Dai viaggiatori interrogati ottengo opinioni discordanti circa l'addentrarsi nelle viscere di Pachamama (la madre terra) tra lo sgomento di un'esperienza intensa e impegnativa e lo shok traumatico.
Decido pertanto di assecondare la mia naturale inclinazione godereccio-edonistica e invece che infilarmi in angusti cuniculi bui saturi di gas tossici opto per una gita a Tarapaya:ad una ventina di km da qui si trova l'Ojo del Inca,una pozza termale a 30 gradi appollaiata su una montagna di cui la mia guida dice meraviglie.
Dopo una serie di cambi di mezzi,stipata tra famigliole e borse da pic nik da pranzo della domenica,mi ritrovo ironicamente sola sul ciglio di uno stradone,ai piedi della suddetta altissima montagna.
Ok.
Ce la posso fare.
Ormai non temo piu' niente!
Non fosse che la scalata si dimostra piu' ardua del previsto,irta di rovi e segnalata solo dal consueto accumulo di bottiglie di plastica.
Circa a meta' rotolo qualche metro e realizzo che sto facendo una cazzata:accuso il fiatone dei 4000 mt,sono persa su una montagna seguendo un sentiero di plastica,sola,contusa e coperta di polvere.
Mmmmm....
In quel momento le preghiere delle suore che mi accompagnano in questo mio viaggio materializzano una macchina spuntata chissa' come.
E' una famiglia:nonna Quechua,figli,generi,cugini e uno stuolo di nipoti.
Nonna Quechua mi apostrofa dicendo che qui spariscono gli stranieri,e' pericoloso,e mi offrono un passaggio.
Mi affido al mio istinto che suggerisce che questo sia uno dei rari casi in cui l'autostop sia preferibile alle proprie gambe.
In cima mi accoglie un paesaggio meraviglioso,una pozza semideserta e una domenica in famigghia.
Mi spiegano che qui non viene molta gente perche' quando madre natura senza preavviso toglie il tappo alla pozza si creano dei mulinelli in cui molti sono affogati.
Ora per sicurezza sono state tirate delle corde.
Corde.
Ahhh,mi sento molto meglio!
Cio' nonostante la giornta trascorre serena tra una pannocchia abbrustolita e le mie improvvisate lezioni di nuoto ai bambini.
Mi riaccompagnano in citta' in macchina,in 10,e ci fermiamo a giocare a basket in un campo sperduto nelle campagne.
Mi porto il ricordo di una splendida giornata,un'ustione impietosa nonostante la protezione 70 di cui questo sole sembra essere ghiotto e una proposta di matrimonio,avvallata da nonna Quechua a favore del suo unico maschio,che rifiuto con tutta la cortesia che il mio spagnolo mi permette,seppur a malincuore:non capita mica cosi' spesso di sti tempi incerti!

domenica 24 febbraio 2013

Personale recensione dell'Hostal Mexico(in appendice a quella della Lonely Planet):


Questo ostello e' una vera schifezza.
Non del tipo decadente,spartano,un po' trasandato che piace a me.
E' solo una schifezza.
La mia stanza e' un rettangolo umidita' ammuffita che contiene un comodino sporco,una poltrona ancora piu' sporca e un letto talmente sporco che credo che dormiro' sulla poltrona.
Non c'e' nemmeno una presa elettrica,l'unica finestra e' murata e la porta da' sui bagni in comune,forte di un chiavistello che ricorda quello del diario segreto che avevo da bambina.
Mi sento come il primo dei 3 porcellini.
Tardo a prendere sonno,un po' perche' la vicinanza ai bagni mi concede il privilegio di condividere ogni afflato degli ospiti dell'ostello (e ce n'e' uno che deve aver mangiato qualcosa che gli ha fatto davvero male),un po' perche' la porta principale e' stata chiusa e il vivace viavai e' regolato da un campanello a cui risponde un imbronciatissimo inserviente.
Penso che sia muto perche' tutte le volte che l'ho incrociato,e salutato,non ha risposto.
Verso mezzanotte mi viene il sospetto che non si tratti di un ostello ma di un motel perche' i vagiti primordiali che si levano rievocano un pornazzo di bassa lega.
Attraverso i muri di cartapesta si riconoscono distintamente almeno 3 coppie.
Si galvanizzano a vicenda,tutti sentono tutti: ogni molla del letto,ogni sculacciata,ogni capitombolo.
TUTTI sentiamo tutto.
Vi prego,immaginate.
Ovviamente parte lo sfidone.
Difficile descrivere le parti piu' concitate di questa guerra psicologica ma posso asserire senza alcun dubbio che,o una di queste donne ha avuto l'orgasmo piu' lungo del mondo,o stava fingendo per fare punteggio.
Di fatto quando gli altri si saranno chetati continuera' a berciare a lungo come una gatta in calore,tronfia della vittoria e sanza piu' alcuno scrupolo.
Le concediamo che il suo compagno di squadra abbia saputo garantirle una durata parecchio superiore alla media...che di sti tempi...non e' poca cosa...
Un fatto singolare accadra' poi: che il campanello,curiosamente,continuera' a suonare senza che nessuno apra.
Percio' ragazze,non dico di venire a Cochabamba appositamente,in cerca di un inserviente imbronciato e muto,ma unire l'utile al dilettevole e' pur sempre un buon principio.

Diario di bordo:Cochabamba

Diario di viaggio:Cochabamba
Dopo una sola giornata lontana dall'ospedale ho l'impressione di aver premuto il tasto "avanti-veloce".
Ho camminato tutto il giorno,piacevolmente smarrita nella Cancha,il mercato che la mia guida descrive come "uno dei posti piu' affollati,caotici,claustrofobici e snervanti di tutto il paese"....naturalmente l'adoro!
Scorrazzo felice rapita dagli odori,dalle facce e dallo sciabordiao di umanita' che qui si stipa,scattando foto con discrezione per via di una certa ostilita' ottusa relativa all'associazione tra le foto e le numerose sparizioni per cui affiggono ovunque i visi dei dispersi(tratta degli organi pare,ma sembra assurdo che io possa spaventare qualcuno in questo senso!).
Alla terza adorabile signora che mi raccomanda cautela perche' il mercato e' pieno di ladri infilo la macchina in borsa.
Alla nona (la nona!!!) la abbraccio come se fosse un salvagente in mezzo ad un mare in burrasca!
Una volta ritrovata la strada mi appollaio su una panchina della strada principale con un caffe' e Patricia,una ragazza madre di 24 anni che di mestiere vende tapioca,per un paio d'ore intrattiene con me una nient'affato banale discussione sul senso della vita nello spagnolo piu' originale che si possiate immaginare.
Vengo poi abbordata da un simpatico trio di giocolieri argentini che si guadagna le ferie facendo trucchi alle macchine in fila ai semafori,con gran sprezzo del pericolo per la mancanza di riguardo con cui le auto partendo rischiano di travolgerli,ogni santa volta.
Concludo con l'incontro con una signora (la decima) che riconoscendomi come italiana prima mi racconta del suo dottorato di ricerca a Bologna come ingeniere chimico e poi mi ragguaglia sulle accortezze da avere per la mia sicurezza in questo covo di ladri (mah!) lasciandomi il suo biglietto da visita per qualunque cosa mi servisse.
La mia sara' anche un'immagine piuttosto edulcorata di questo posto,ma vado a letto cosi' contenta!

venerdì 15 febbraio 2013

Diario di bordo:Ironcollo


Il mio diabolico piano-a-tappe per contrastare l'altitudine e' riuscito solo a farmi scendere di un centitinaio di metri rispetto alla citta' precedente,sicche' sono a quota 2800 in soluzione unica.
Dopo mezz'ora di minibus avevo gia' mal di testa.
Ho pensato ad un fenomeno di suggestione perche' troppo intenta a gestire il panico dovuto ad una strada strettissima,con restringimenti di frane continui e tumuli commemorativi a punteggiarla metro per metro,che il muraglione e' niente al confronto nonostante tutti quei motociclisti,sulla quale il mio sportivissimo autista era intento a fare del really con sorpassi azzardati in maniera surreale.
All'arrivo a Cochabamba sono ridotta uno straccio,sembro fatta,con l'affanno,la tachicardia e un'instabilita' che rende il raggiungimento della stazione una prova da sforzo degna dei test per gli astronauti della NASA.
Non svengo piu' per testardaggine che per decenza.
Dopo una serie di cambi di mezzi in quello che scopro essere il giorno di festa dei taxisti(il carnevale non e' ancora finito,qua ogni scusa e' buona per far bagordi)approdo all'ospedale Materno Infantil Esperanza:io,che mi aspettavo squallore e miseria,pianto e stridore di denti,io che mi sono portata i guanti da casa,trovo invece un'accoglenza calorosissima,la quiete di un ospedale ultramoderno e una camera principesca ad attendermi in pompa magna.
Sono un po' delusa.
Intanto si pasteggia a mate' de coca,si chiacchiera con le suore del convento(in numero di 2) e si cerca di smaltire l'acido lattico da trekking che mi fa muovere come una partoriente.

Questo e' quanto.

giovedì 14 febbraio 2013

Diario di bordo dalla Bolivia 1

Biglietto aereo per la Bolivia:mille e passa euro
Corsa in minibus:6 bs
Camera in ostello:40 bs
Sentirsi apostrofare da un "Che bonita!" con addosso il piu' improbabile paio di pantacollant rosa salmone,talmente brutti da meritare di essere immolati ai gavettoni di vernice del carnevale di Santa Cruz,non ha prezzo.
Per tutto il resto c'e' Mastercard.

Data astrale millemilaseicentocinquantatremiolionidimiliardi
Il carnevale ha bloccato l'intero paese per giorni,impossibile trovare un internet point,talvolta anche la cena se non imbucandosi a qualche festa.
Oltre a balli,l'invito ad una grigliata e l'esercizio del mio precario spagnolo ha portato come conseguenza che sono verde.Letteralmente.
Dopo olio di gomito,molto sapone e spugna abrasiva dei piatti appaio traslucida,liscia come non sono mai stata e di un verde stinto.
Ricordo vagamente un Avatar.
Dopo rocambolesche avventure e provvidenziali coincidenze mi trovo a Villa Tunari,un manipolo di case su una strada trafficata,circondata dalla foresta tropicale.
Oggi,quella che avrebbe dovuto essere una passeggiata per la riserva del posto,si e' traformata in trekking spinto e fangoso.
Ho scalato montagne,guadato fiumi e naturalmente mi son scoppata al ritorno,su un prato erboso,piano,che nascondeva l'insidia di un tubo metallico,per pura distrazione.
La gente e' gentile,sorridente e non invadente;sono a mio agio con facilita' tranne quando mi domandano:"Solita?Porque'?!?" e io non so cosa rispondere.

venerdì 4 gennaio 2013

Non dire,non dire,non dire.

Non dire,non dire,non dire.
Ometti,maschera,non ti cantare!
Non dire ad un ragazzo che ti piace o penserà che sei una facile.
Non dire al tuo datore di lavoro che ti gratifica il tuo dovere o ti sfrutterà di più.
Non dire al tuo padrone di casa che trovi bello l'appartamento e l'affitto onesto o ti chiederà più soldi.
Non dire ad un artista che apprezzi ciò che ha fatto di note,parole,colori,o si monterà la testa.
Cuciti la bocca,mantieni gli altri a basso profilo,falli sentire sempre un pò più inadeguati e un filo più sronzi di quanto non siano in realtà,così non si approfitteranno di te.
Ma prechè?
Maccheppalllle!No!
Mica che come consigli siano capati per aria,ma che vita è così?
Io,che c'ho la segnaletica stradale stampata in faccia...una ruga a mezza fronte che pare una picconata e che funge da cartina tornasole...io che a trent'anni ancora arrossisco...sono inadeguata alla vita come un tappo di sughero per scacciare un leone!!
Eppure tant'è;non mi tengo un cecio e mi godo la libertà di esprimere quello che sento.
Poi la pago,eh!
Ma dopo...e mai saprei essere diversa da così.

martedì 1 gennaio 2013

Capodanno,h 04:30,in macchina con un amico

M: "E come ti va?Uomini?Relazioni?"
I: "Ho un pensiero felice."
M: "Ma ha una faccia questo pensiero felice?"
I: "Si,una faccia ce l'ha...ma non ha un sapore...così non ho modo di scoprire che non ne vale la pena."
M: "E se invece ne valesse la pena?"
I: "Mmmm...non avendo una gran fiducia nell'essere umano in generale e in quello maschile in particolare...direi che un pensiero felice è già una gran cosa!"
M: ......
I: ......
M:"Bella risposta."

Passa una settimana;del mio pensiero felice più nessuna traccia,così un sabato sera decido di mettermi in macchina per andare ad un concerto dove so che lo incontrerò.
30 km dopo trovo un monolocale stipato di gente e una cover band dei Beatles.
Solo all'uscita i nostri sguardi si incrociano,lui abbozza un sorriso,fa un cenno col cappello e fumando...se ne va.
Quando si dice "Pijà 'o cazz p 'a mummàra 'e l'acq".
Scrivo un sms a M.

I: "Mai inseguire un pensiero felice,meglio lasciarlo lì,così..."
M: "Cos'è giusto seguire allora per trovare un pò di serenità al cuore?"
I: "La cioccolata."