lunedì 4 marzo 2013

Diario di bordo:Potosì


Graziosa citta' coloniale abbarbicata su una ripida montagna,le cui periferie le colano lungo i fianchi,che deve la sua ricchezza e la principale attrattiva per i turisti alle sue miniere.
Dai viaggiatori interrogati ottengo opinioni discordanti circa l'addentrarsi nelle viscere di Pachamama (la madre terra) tra lo sgomento di un'esperienza intensa e impegnativa e lo shok traumatico.
Decido pertanto di assecondare la mia naturale inclinazione godereccio-edonistica e invece che infilarmi in angusti cuniculi bui saturi di gas tossici opto per una gita a Tarapaya:ad una ventina di km da qui si trova l'Ojo del Inca,una pozza termale a 30 gradi appollaiata su una montagna di cui la mia guida dice meraviglie.
Dopo una serie di cambi di mezzi,stipata tra famigliole e borse da pic nik da pranzo della domenica,mi ritrovo ironicamente sola sul ciglio di uno stradone,ai piedi della suddetta altissima montagna.
Ok.
Ce la posso fare.
Ormai non temo piu' niente!
Non fosse che la scalata si dimostra piu' ardua del previsto,irta di rovi e segnalata solo dal consueto accumulo di bottiglie di plastica.
Circa a meta' rotolo qualche metro e realizzo che sto facendo una cazzata:accuso il fiatone dei 4000 mt,sono persa su una montagna seguendo un sentiero di plastica,sola,contusa e coperta di polvere.
Mmmmm....
In quel momento le preghiere delle suore che mi accompagnano in questo mio viaggio materializzano una macchina spuntata chissa' come.
E' una famiglia:nonna Quechua,figli,generi,cugini e uno stuolo di nipoti.
Nonna Quechua mi apostrofa dicendo che qui spariscono gli stranieri,e' pericoloso,e mi offrono un passaggio.
Mi affido al mio istinto che suggerisce che questo sia uno dei rari casi in cui l'autostop sia preferibile alle proprie gambe.
In cima mi accoglie un paesaggio meraviglioso,una pozza semideserta e una domenica in famigghia.
Mi spiegano che qui non viene molta gente perche' quando madre natura senza preavviso toglie il tappo alla pozza si creano dei mulinelli in cui molti sono affogati.
Ora per sicurezza sono state tirate delle corde.
Corde.
Ahhh,mi sento molto meglio!
Cio' nonostante la giornta trascorre serena tra una pannocchia abbrustolita e le mie improvvisate lezioni di nuoto ai bambini.
Mi riaccompagnano in citta' in macchina,in 10,e ci fermiamo a giocare a basket in un campo sperduto nelle campagne.
Mi porto il ricordo di una splendida giornata,un'ustione impietosa nonostante la protezione 70 di cui questo sole sembra essere ghiotto e una proposta di matrimonio,avvallata da nonna Quechua a favore del suo unico maschio,che rifiuto con tutta la cortesia che il mio spagnolo mi permette,seppur a malincuore:non capita mica cosi' spesso di sti tempi incerti!

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