domenica 24 febbraio 2013

Personale recensione dell'Hostal Mexico(in appendice a quella della Lonely Planet):


Questo ostello e' una vera schifezza.
Non del tipo decadente,spartano,un po' trasandato che piace a me.
E' solo una schifezza.
La mia stanza e' un rettangolo umidita' ammuffita che contiene un comodino sporco,una poltrona ancora piu' sporca e un letto talmente sporco che credo che dormiro' sulla poltrona.
Non c'e' nemmeno una presa elettrica,l'unica finestra e' murata e la porta da' sui bagni in comune,forte di un chiavistello che ricorda quello del diario segreto che avevo da bambina.
Mi sento come il primo dei 3 porcellini.
Tardo a prendere sonno,un po' perche' la vicinanza ai bagni mi concede il privilegio di condividere ogni afflato degli ospiti dell'ostello (e ce n'e' uno che deve aver mangiato qualcosa che gli ha fatto davvero male),un po' perche' la porta principale e' stata chiusa e il vivace viavai e' regolato da un campanello a cui risponde un imbronciatissimo inserviente.
Penso che sia muto perche' tutte le volte che l'ho incrociato,e salutato,non ha risposto.
Verso mezzanotte mi viene il sospetto che non si tratti di un ostello ma di un motel perche' i vagiti primordiali che si levano rievocano un pornazzo di bassa lega.
Attraverso i muri di cartapesta si riconoscono distintamente almeno 3 coppie.
Si galvanizzano a vicenda,tutti sentono tutti: ogni molla del letto,ogni sculacciata,ogni capitombolo.
TUTTI sentiamo tutto.
Vi prego,immaginate.
Ovviamente parte lo sfidone.
Difficile descrivere le parti piu' concitate di questa guerra psicologica ma posso asserire senza alcun dubbio che,o una di queste donne ha avuto l'orgasmo piu' lungo del mondo,o stava fingendo per fare punteggio.
Di fatto quando gli altri si saranno chetati continuera' a berciare a lungo come una gatta in calore,tronfia della vittoria e sanza piu' alcuno scrupolo.
Le concediamo che il suo compagno di squadra abbia saputo garantirle una durata parecchio superiore alla media...che di sti tempi...non e' poca cosa...
Un fatto singolare accadra' poi: che il campanello,curiosamente,continuera' a suonare senza che nessuno apra.
Percio' ragazze,non dico di venire a Cochabamba appositamente,in cerca di un inserviente imbronciato e muto,ma unire l'utile al dilettevole e' pur sempre un buon principio.

Diario di bordo:Cochabamba

Diario di viaggio:Cochabamba
Dopo una sola giornata lontana dall'ospedale ho l'impressione di aver premuto il tasto "avanti-veloce".
Ho camminato tutto il giorno,piacevolmente smarrita nella Cancha,il mercato che la mia guida descrive come "uno dei posti piu' affollati,caotici,claustrofobici e snervanti di tutto il paese"....naturalmente l'adoro!
Scorrazzo felice rapita dagli odori,dalle facce e dallo sciabordiao di umanita' che qui si stipa,scattando foto con discrezione per via di una certa ostilita' ottusa relativa all'associazione tra le foto e le numerose sparizioni per cui affiggono ovunque i visi dei dispersi(tratta degli organi pare,ma sembra assurdo che io possa spaventare qualcuno in questo senso!).
Alla terza adorabile signora che mi raccomanda cautela perche' il mercato e' pieno di ladri infilo la macchina in borsa.
Alla nona (la nona!!!) la abbraccio come se fosse un salvagente in mezzo ad un mare in burrasca!
Una volta ritrovata la strada mi appollaio su una panchina della strada principale con un caffe' e Patricia,una ragazza madre di 24 anni che di mestiere vende tapioca,per un paio d'ore intrattiene con me una nient'affato banale discussione sul senso della vita nello spagnolo piu' originale che si possiate immaginare.
Vengo poi abbordata da un simpatico trio di giocolieri argentini che si guadagna le ferie facendo trucchi alle macchine in fila ai semafori,con gran sprezzo del pericolo per la mancanza di riguardo con cui le auto partendo rischiano di travolgerli,ogni santa volta.
Concludo con l'incontro con una signora (la decima) che riconoscendomi come italiana prima mi racconta del suo dottorato di ricerca a Bologna come ingeniere chimico e poi mi ragguaglia sulle accortezze da avere per la mia sicurezza in questo covo di ladri (mah!) lasciandomi il suo biglietto da visita per qualunque cosa mi servisse.
La mia sara' anche un'immagine piuttosto edulcorata di questo posto,ma vado a letto cosi' contenta!

venerdì 15 febbraio 2013

Diario di bordo:Ironcollo


Il mio diabolico piano-a-tappe per contrastare l'altitudine e' riuscito solo a farmi scendere di un centitinaio di metri rispetto alla citta' precedente,sicche' sono a quota 2800 in soluzione unica.
Dopo mezz'ora di minibus avevo gia' mal di testa.
Ho pensato ad un fenomeno di suggestione perche' troppo intenta a gestire il panico dovuto ad una strada strettissima,con restringimenti di frane continui e tumuli commemorativi a punteggiarla metro per metro,che il muraglione e' niente al confronto nonostante tutti quei motociclisti,sulla quale il mio sportivissimo autista era intento a fare del really con sorpassi azzardati in maniera surreale.
All'arrivo a Cochabamba sono ridotta uno straccio,sembro fatta,con l'affanno,la tachicardia e un'instabilita' che rende il raggiungimento della stazione una prova da sforzo degna dei test per gli astronauti della NASA.
Non svengo piu' per testardaggine che per decenza.
Dopo una serie di cambi di mezzi in quello che scopro essere il giorno di festa dei taxisti(il carnevale non e' ancora finito,qua ogni scusa e' buona per far bagordi)approdo all'ospedale Materno Infantil Esperanza:io,che mi aspettavo squallore e miseria,pianto e stridore di denti,io che mi sono portata i guanti da casa,trovo invece un'accoglenza calorosissima,la quiete di un ospedale ultramoderno e una camera principesca ad attendermi in pompa magna.
Sono un po' delusa.
Intanto si pasteggia a mate' de coca,si chiacchiera con le suore del convento(in numero di 2) e si cerca di smaltire l'acido lattico da trekking che mi fa muovere come una partoriente.

Questo e' quanto.

giovedì 14 febbraio 2013

Diario di bordo dalla Bolivia 1

Biglietto aereo per la Bolivia:mille e passa euro
Corsa in minibus:6 bs
Camera in ostello:40 bs
Sentirsi apostrofare da un "Che bonita!" con addosso il piu' improbabile paio di pantacollant rosa salmone,talmente brutti da meritare di essere immolati ai gavettoni di vernice del carnevale di Santa Cruz,non ha prezzo.
Per tutto il resto c'e' Mastercard.

Data astrale millemilaseicentocinquantatremiolionidimiliardi
Il carnevale ha bloccato l'intero paese per giorni,impossibile trovare un internet point,talvolta anche la cena se non imbucandosi a qualche festa.
Oltre a balli,l'invito ad una grigliata e l'esercizio del mio precario spagnolo ha portato come conseguenza che sono verde.Letteralmente.
Dopo olio di gomito,molto sapone e spugna abrasiva dei piatti appaio traslucida,liscia come non sono mai stata e di un verde stinto.
Ricordo vagamente un Avatar.
Dopo rocambolesche avventure e provvidenziali coincidenze mi trovo a Villa Tunari,un manipolo di case su una strada trafficata,circondata dalla foresta tropicale.
Oggi,quella che avrebbe dovuto essere una passeggiata per la riserva del posto,si e' traformata in trekking spinto e fangoso.
Ho scalato montagne,guadato fiumi e naturalmente mi son scoppata al ritorno,su un prato erboso,piano,che nascondeva l'insidia di un tubo metallico,per pura distrazione.
La gente e' gentile,sorridente e non invadente;sono a mio agio con facilita' tranne quando mi domandano:"Solita?Porque'?!?" e io non so cosa rispondere.