lunedì 12 novembre 2012

L'epoca della trottola e del comodino

In una piccola traversa di corso Sozzi,molti moltissimi anni fa,c'era un piccolo rigattiere. La bottega era un ammasso accatastato di cianfrusaglie d'ogni tipo e lì si veniva indirizzati quando si cercava di strappare dalle fumose memorie del tempo quegli oggetti che ormai avevano perso il treno del marketing e dell'appetibilità del mercato. Il proprietario era già vecchio e curvo per come lo potevo ricordare da bambina e aveva ereditato dal padre sia i muri sia quell'innata capacità di apprezzare le anticaglie,scorgendone il valore nascosto tra ruggine e polvere,foss'anche puramente simbolico,affettivo. Capitava a volte di vederlo commuoversi di fronte ad una vecchia lampada o ad un cappello logoro e la gente pensava fosse assalito da chissà quali ricordi,infragilito dall'età,dalla solitudine,ma era che lui li leggeva quegli oggetti e sapeva sentire tutto il bagaglio di storie che si trascinavano dietro come pietre nel fagotto di un viaggiatore. Non aveva figli e si era rassegnato a veder morire con se i frutti del lavoro di tutta una vita. Anzi,di due. Si trattava di un luogo poco frequentato ovviamente,ignorato dai più e questo garantiva la custodia della sua magia. Ad entrarci in un qualsiasi giorno lavorativo infatti non si sarebbe sospettato che lì,una volta girato il cartello con la scritta "aperto" e chiusa a chiave la porta,col buio della sera,quel vetusto popolo prendesse vita. Orologi,quadri,bambole,radio a valvole,binocoli e cassapanche si animavano abitando quel piccolo limbo di mondo che esisteva sottovoce,al riparo dalla frenesia della gente e dalle luci dei centri commerciali. Si tenevano dei simposi notturni in cui i più anziani raccontavano ai più giovani storie di guerra,di viaggi e di famiglia. In quel mondo riparato e nascosto la realtà si perpetrava attraverso i racconti:l'unico modo di vivere che non faccia troppa paura. Il vecchio rigattiere sedeva tra loro,su di una logora poltrona,un ammasso di pelle scucita a cui era affezionato come ad una sposa,trascorrendo così le sue notti,circondato da una famiglia numerosa e variegata,i cui membri erano difficili da censire. Da pochi giorni ad esempio era arrivata nel negozio una piccola trottola,intagliata nel legno,dipinta di tutte le sfumature del verde. Era stata venduta al rigattiere per due soldi da una bella donna dai tratti esotici che l'aveva ripescata sgomberando una cantina. Una volta diligentemente catalogata il vecchio l'aveva esposta su di un grosso comodino nero che campeggiava in vetrina e i due avevano finito per fare amicizia. Indisciplinati e vivaci non facevano che parlottare tra loro,disturbando l'assemblea degli anziani,che più volte aveva dovuto riprenderli. Entusiasti progettavano un viaggio in lungo e in largo per il mondo,delineandone i dettagli e immaginandone le avventure,prendendo giusto spunto di quando in quando dalle storie che ormai ascoltavano con un orecchio solo. I mobili antichi e i lampadari d'epoca scuotevano il capo d'innanzi quell'irruente progettualità giovanile,consci dell'inefficacia di qualunque avvertimento avrebbero potuto dar loro:l'impeto,si sa,va lasciato esaurirsi,in attesa che si infranga sulle coste della realtà. Fu in quel periodo che per la prima volta misi piede nel piccolo Negozio Nostalgia. Compivo 8 anni e il mio nonno volle portarmi lì perchè scegliessi il mio regalo. Lui e il vecchio rigattiere erano amici da sempre e,dopo essersi salutati con calore,si sedettero a bere del the,lasciandomi gironzolare con calma tra mensole e armadi,sbirciandomi ogni tanto di sottecchi. Sfogliai qualche grosso libro dalle pagine spesse e odorose,rimasi a lungo imbambolata a guardare i colori di un caleidoscopio rincorrersi,mi avvolsi in un boa di piume rosa e piroettai su me stessa di fronte ad un alto specchio dalla cornice di legno scuro. Era un gioco bellissimo,avrei potuto continuare per ore! Invece mi cadde l'occhio su un oggetto verde,lucido. Una piccola trottola. Me la rigirai tra le mani per un pò,stranamente folgorata;non ebbi alcun dubbio e tornai di corsa dal nonno a mostrargli il mio prezioso bottino. Il vecchio rigattiere mi guardò con una strana espressione,pensai di averlo spaventato. Alzandosi a fatica da una vecchia poltrona di pelle scucita,cercò di dirottarmi verso una mensola carica di bambole di porcellana,dalle ciglia lunghe e i vestiti pizzosi,che mi fecero solo una certa impressione e che rifiutai con tutta la cortesia che ci si può aspettare da una bambina di 8 anni. Allora mi chiese il perchè,lo fece con molta dolcezza,perchè proprio la trottola. Sostenni il suo sguardo seria seria e gli risposi:"Perchè me lo ha chiesto lei." Emise un lungo sospiro e mentre si dirigeva verso la vetrina lo vidi farsi ancora più curvo. Passò una mano torta e nodosa come una radice su di uno strano comodino nero,il più alto e largo che mi fosse mai capitato di vedere;sembrava lo carezzasse. Gli sentii sussurrare un "Mi dispiace,vecchio mio". Poi si voltò e sorridendomi mi disse:"E'un vero peccato. Sai,sono molto amici. Ma d'altronde,in che altro modo potrebbe andare a finire? I comodini non son fatti per i giochi dei bambini,non vanno abbastanza veloci.Un comodino sta,null'altro. Non dispiacerti però,resto io a prendermi cura di coloro che rimangono,non sono soli. Tu promettimi solo che tornerai a trovarci,così la trottola potrà raccontargli di tutte le avventure che avrà vissuto in ogni altrove insieme a te,d'accordo?" Solo un bambino può assorbire una spiegazione del genere senza troppo scomporsi e con assoluta naturalezza mi sputai su una mano e gliela porsi. Lui,che non era un bambino,rimase interdetto un istante prima di lasciarsi scappare un sorriso,sputarsi su una mano e stringere la mia. Il giorno del mio ottavo compleanno fu il primo di molti che trascorsi nel piccolo Negozio Nostalgia: ogni settimana,il sabato pomeriggio,il mio nonno veniva a prendermi perchè potessi onorare la mia promessa. Ci teneva,ne era stato testimone,l'aveva suggellata. Quando un sabato pomeriggio si fecero le cinque e non lo vidi arrivare,capii senza bisogno di spiegazioni. Lo stesso accadde quando,parecchi anni dopo,sempre di sabato pomeriggio,trovai il cartello "chiuso" appeso alla porta sbarrata. Ma ora,che son diventata vecchia,e stanca,prima di chiudere gli occhi sulla mia poltrona preferita,niente più che un cumulo di pelle scucita ma a cui tengo come ad uno sposo,mi rigiro tra le mani una piccola trottola verde,che lucida non è più da un bel pò,e appoggiata ad un grosso comodino nero,il più grosso che possiate immaginare,vi scrivo questa storia perchè voi sappiate di quale magia si celasse in questa umile bottega prima che qualcuno chiudesse a chiave la porta dopo aver voltato il cartello dal lato della scritta "chiuso" per l'ultima volta.