lunedì 11 luglio 2011

Espiazione

Muoio di nostalgia.
Sedo il dolore con quella rabbia cieca che ti fa fare solo cose di cui ti pentirai amaramente.
Porre la tua salvezza in mani ormai lontane, indifferenti, non è quanto di più autodistruttivo tu possa fare. Non se sei un'fenomeno nel settore.

domenica 3 luglio 2011

Il pesciolino e il pellicano che gli insegnò a volare

C'era una volta, in un paese di pescatori, una bella mansarda al quarto piano.
In questa mansarda viveva una famiglia con due bambini.
Questi bambini, siccome non potevano tenere un cane in una casa così piccola, l'ultimo natale avevano ricevuto in regalo una boccia di vetro.
E dentro la boccia di vetro viveva un pesciolino.
Si chiamava Beppe.
Ecco, questa storia parla di lui.
Erano passati ormai alcuni mesi da quando si era trasferito nella sua nuova casa e la viveva con un senso di puro sollievo: ancora era vivido il ricordo del grande acquario del negozio di animali dove era nato.
Enorme, affollato, attraversato da milioni di suoni, di luci, di colori, aveva l'effetto di farlo sentire piccolo piccolo, insignificante in mezzo a tutto quel brulicare.
Non passava giorno senza che qualche cliente bussasse nel vetro, senza che qualche alga lo imprigionasse, senza che il pesce palla si innervosisse e lo ferisse con uno dei suoi aculei gonfiandosi all'improvviso.
La boccia era tutta un'altra cosa e Beppe aveva trovato una dimensione in cui si sentiva grande, padrone dello spazio e predatore in un territorio suo.
Aveva un solo amico: Giù.
Erano talmente abituati a nuotare insieme che in quella loro sincronia non si toccavano nemmeno, tra loro erano i coinquilini migliori possibili!
Così, fatta eccezione per qualche film che intravedevano nel riflesso di un'anta della finestra e le risa dei giochi dei bambini, la loro reciproca compagnia era l'unica cosa a scandire le giornate nello scorrere di un'esistenza senza scosse.
Beppe trovava che Giù non avesse un carattere facile ma la ristrettezza della delle circostanze gli aveva insegnato a tollerare le sue risposte piccate e i suoi frequenti malumori.
Era proprio un bastian contrario!
A Beppe piaceva parlare dei film che vedevano, ma se si commuoveva guardando una storia d'amore l'altro subito lo canzonava chiamandolo "mammoletta", e se si emozionava con un'avventura di viaggi intorno al mondo l'amico non perdeva occasione per ricordargli che non avrebbe mai potuto provare niente di simile.
-"Smettila di pensare da sognatore e tieni i piedi per terra! Siamo destinati a rimanere qui dentro fino all'ultimo dei nostri giorni, solo io e te!"
Beppe odiava contraddire Giù, sapeva bene quanto fosse facile farlo arrabbiare, quindi, essendo un tipo a cui piaceva scherzare, preferiva distrarlo sdrammatizzando:
-"Quali piedi?!?Semmai le pinne!"
Non che Giù non volesse bene a Beppe ma quando si erano conosciuti l'aveva visto così insicuro, fragile, un pò ingenuo, che si era assunto l'incarico di preservarlo dai dolori della vita, dalle difficoltà, dalle delusioni.
Aveva già sofferto troppo in quel carnaio di acquario e Giù aveva deciso che si sarebbe preso buona cura di lui e che l'avrebbe protetto a qualunque costo.
Passò la primavera e con l'estate la grande finestra cominciò a rimanere aperta.
Rumori gentili e profumi di fiori si offrivano spontanei ai due pesciolini nella loro licquida dimora.
Un giorno, apparentemente uguale a tutti gli altri, qualcosa successe.
Un pellicano, affannato da un lunghissimo volo, planò e si appollaiò alla finestra.
Notando la boccia disse:
-"Ciao!Io mi chiamo Sandra. Posso riposare qui per un pò? Non ho la forza di proseguire."
Giù corse a nascondersi dietro le alghe ma Beppe rimase lì, a bocca aperta, come un paganello e non un raffinato pesce d'acquario, a fissare questa creatura enorme e bianchissima.
Riuscì a balbettare il suo nome solo quando il pellicano gli disse che non lo avrebbe certo mangiato, che si credeva? Lei era una signora educata e sapeva di essere un'ospite!
Intanto Giù dal suo nascondiglio continuava a richiamare l'amico:
-"Beppe! Sei matto? Cosa fai lì? Corri, scappa finché sei in tempo!"
Per un lunghissimo tempo Beppe rimase lì senza sapere che fare, paralizzato dall'emozione e dallo sgomento, in silenzio, con gli occhi fissi in quelli di Sandra, e fu come se quello non fosse più silenzio ma dialogo, un piccolo cuore veloce parlava ad un grande cuore veloce.
La paura, così com'era arrivata, svanì.
Parlarono a lungo, con foga, come se avessero dovuto raccontarsi due vite in cinque minuti, come se avessero dovuto misurare la sabbia di due deserti con cucchiaini da caffè.
Dopo poco Sandra volò via ma non prima di aver promesso che l'indomani sarebbe tornata.
Giù quella sera fece una vera e propria scenata: era così arrabbiato che avrebbe preso a schiaffi l'amico.
-"Cosa diavolo ti è venuto in mente? Arriva un essere mostruoso dal cielo, e tu che fai? Lo inviti per la merenda! Follia pura! Ma lo sai che quella cosa ci può mangiare in un sol boccone a tutti e due? Guarda, ti proibisco di mettere in pericolo le nostre vite in un modo tanto assurdo! E per cosa? Per parlare dei viaggi tra continenti! Dei mari, delle onde e delle tempeste che non vedrai mai! Cosa te ne fai di questo tu che sei destinato a rimanere qui, con me, per sempre? Niente! Ecco cosa, non te ne fai niente! Quindi vediamo di sbarazzarci di quell'imbottitura da cuscino prima di lasciarci le pinne!"
Beppe tentò di rassicurare Giù, lui sentiva che non c'era nessun pericolo, anzi, che questa era un'occasione unica di imparare, di crescere, di vivere, vivere davvero!
Ma sapeva anche che quando Giù s'impuntava così non c'era verso di persuaderlo e preservare il rapporto con il suo unico amico era più prezioso di qualunque volo Sandra potesse fargli fare: se Giù voleva che Sandra non tornasse più bisognava trovare il modo di scacciarla, perciò, seppur a malincuore, si concesse a Giù che lo preparò per l'indomani.
Un frullio d'aria spostò l'aria calda del primo pomeriggio e Sandra apparve nuovamente alla finestra, ancor più imponente di quanto Beppe potesse ricordare.
Vederla così gli provocò un brivido di timore e da questo attinse forza per ripetere le parole che Giù gli aveva fatto imparare a memoria, parole crudeli che le negavano la sua stima e la sua compagnia.
Si chiuse poi in un ermetico silenzio, attendendo.
Ma non successe nulla di ciò che Giù aveva previsto: lei non fuggì, non urlò, e soprattutto non se li mangiò.
No.
Lei pianse.
Un pianto silenzioso, come le gocce d'acqua quando rotolano da un bicchiere troppo pieno.
Beppe si sentì lacerato: la fedeltà a Giù gli costava ora un prezzo troppo caro e sentì montargli dentro la rabbia di un riscatto legittimo.
D'improvviso si voltò e nuotando con tutta la forza che aveva gli si scagliò contro.
Era colpa sua se stava perdendo l'unica opportunità di non morire in quella palla di vetro e no, no! Lui non voleva rinunciarvi!
Questi pensieri gli attraversavano la mente come saette mentre prendeva velocità e fu un attimo incrociare gli occhi di Giù prima della collisione, giusto un attimo... prima di capire che quegli occhi erano i suoi...solo un attimo... per realizzare che Giù non era mai esistito, era solo un riflesso, il suo riflesso, l'eco delle sue paure e della sua solitudine... giusto un attimo...per colpire il vetro talmente forte da mandare in frantumi la boccia.
Si ritrovò a terra in una pioggia d'acqua e di vetri, annaspando e dibattendosi.
Era finita.
Forse sarebbe stato meglio non capire, non voler sapere.
Ora moriva, a cos'era servito voler vivere se questo alla fine otteneva?
E fu in quel momento che Sandra, varcato il confine tra animali selvatici e animali domestici, si tuffò in casa, se lo prese nel grande becco e se lo portò via, in cerca d'acqua.
La trovò appena in tempo e riempiendosene la gola restituì ad entrambi la possibilità di una nuova vita.
Raggiunsero il mare e Beppe, volando con lei su quell'orizzonte sconfinato, vide realizzarsi il suo sogno, e seppe che di vivere, e di amare, valeva assolutamente la pena.
Non vissero felici e contenti per sempre perchè anche se questa è una favola in cui gli animali possono parlare attinge alla vita vera in cui sappiamo che un pesce e un pellicano avranno la loro dose di difficoltà a stare insieme, ma tutte le storie reali ne hanno, o sono solo bugie.
Perciò i nostri eroi continueranno a sfidare un mondo spesso ostile e complicato, traendo forza dalle reciproche differenze e peculiarità, reinventando nuovi modi di completarsi senza sfigurarsi a vicenda.
Facciamo allora che vivranno ai piedi di un bel faro con cui organizzeranno un cineforum di ombre cinesi nel week end.
Questo sì che è un finale più realistico del classico "e vissero per sempre felici e contenti"!