giovedì 7 marzo 2013

Diario di bordo:Sucre


Ad un primo impatto questa citta' mi esalta:palazzi bianchissimi,ampi viali,piazze alberate in cui prendere il fresco tra fontane e bambini che inseguono i piccioni sotto lo sguardo intenerito di mamme e nonne;un ostello spartano il giusto che si affaccia proprio sul mercato centrale.
Ma gia' dopo un paio di giorni parte la jattura.
Il mio ballerino colombiano non riesce a raggiungermi,Nelson e' intasato da un codazzo chiolometrico di svedesi d'alto fusto(Ahhh,il passaparola...maledetta sia la mia boccaccia!) e sono disturbata in una delle mie attivita' predilette,cioe' appollaiarmi su una panchina a guardare la gente che passa,dalle decine di migliaia di coppiette che la condividono con me tubando picci picci.
In Bolivia non puoi non avere un fidanzato,credo sia contro la legge.
Addirittura nella cultura Quechua se per i 25 anni non ti sei sposato e non hai cominciato a sfornare figli,ti tolgono l'acqua e la possibilita' di coltivare la terra comune.
In Italia,tra single convinti,vigliacchi e saltafosso,sarebbe un'ecatombe.
Immaginate che allegria ritrovarsi quotidianamente a fare da lampione ai personaggi di "Curiosando nei giardini del cuore"...
Risatina,schertzettino,bacino,manina,cioccolatino,cuoricino,orsettino di pezzina(perche' qua tutto,ma proprio tutto,viene chiamato col diminutivo del diminutivo:non capisco come il diabete non li stermini tutti...).
'Somma,un fastidio!
E' che lo sai quando viaggi da sola che ci sono i momenti cosi';si tratta di isolarli,corcoscriverli come le chiazze di petrolio in mare quando ci sono i disastri naturali.
Di solito ti salvi facendo cose o conoscendo persone.
Oppure cambiando location:quelle 12-14 ore di viaggio,su pittoreschi mezzi pubblici,hanno l'effetto di pulirti dentro e quando arrivi ricominci da zero.
Oggi pero' in mio soccorsa e' arrivata a salvarmi una scena apparentemente banale.
In un baretto dove ieri mi sono fermata a prendere torta e caffe' e a scrivere la storia di Nelson,oggi c'era una ragazza,credo tedesca,che beveva caffe' e scriveva su un taccuino.
Tutta computa usava un righello per andare dritto in un quadernetto fitto fitto di parole.
Una doccia fredda.
Mi sono vista dal di fuori.
Tolto il righello naturalmente.
Mi sono fatta una sonora risata,proprio sguaiatamente.
La tedesca mi ha rivolto uno sguardo interdetto ma io ero gia' fuori,a camminare tra la gente e il rumore,di nuovo curiosa di cio' che avrei trovato all'isolato successivo.

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